Le Idealiste e l’arte del Delegare

Donne con: crisi d’identità, crisi di mezza età, crisi di carriera & co. uniamoci, il Circo ci attende.

No, non sono impazzita, ma mi sono finalmente accorta di una cosa. Arriva il giorno nella vita di ognuno in cui si è costretti a scegliere. La decisione da prendere spesso è indipendente, fatta sulla base delle personali priorità, delle necessità, ma può essere dettata dalla volontà altrui o dal puro egoismo.

Restare a lavoro e concludere il progetto o andare alla recita di tuo figlio? Finire di rispondere alla mail dei clienti o uscire con gli amici? Pranzo con il cliente per fare firmare quel benedetto preventivo o tornare a casa e preparare il pranzo a tuo marito?

Ognuna di noi dovrebbe avere la possibilità di decide cosa fare della propria vita. C’è chi ritiene sia più importante stare con i propri cari e chi invece crede che chiunque sia a casa e abbia conseguito la maggiore età sia in grado, ogni tanto, di arrangiarsi. Le mie preferite però in questa sfida al “cosa sia meglio”, sono quelle che sono stanno schierate da nessuna delle due fazioni. Idealiste convinte, sognatrici incallite, vengono viste spesso come perfezioniste e arriviste arrivando ad essere definite come “quelle che vogliono tutto”.

Nell’era degli eterni peter pan, chi cresce, deve sorbirsi e sobbarcarsi i problemi degli eterni bambini, ed inevitabilmente è costretto a scegliere. Scegliere da che parte stare: famiglia o carriera? Mentre le due fazioni sopracitate hanno ben chiaro cosa fare, o cosa non fare, le idealiste sognano una vita in cui far coincidere e combaciare tutto. Madri, mogli, amiche e sorelle dedicano il 100% del loro tempo al lavoro e il 100% del loro tempo alla famiglia. Come fanno? Semplice. Prima cosa, telefono e pc costantemente accesi e collegati. Se sono a casa sono in linea con l’ufficio, se sono in ufficio chiamano casa. Questo virus le porta ad un inesorabile crisi di coscienza dove nel 100% della loro vita mentre svolgono 3 ruoli contemporaneamente (mogli, madri, lavoratrici..per il resto non c’è tempo!), si distruggono con il pensiero di non fare abbastanza. Sono troppo spesso lontana dai miei figli, si ripetono in riunione. Avrei dovuto restare a finire quel report, meditano mentre stirano.
Seconda cosa per essere una perfetta idealista è quella di credere di non fare mai abbastanza. Sono spesso più in gamba dei colleghi e del marito, ma questo pensiero non le sfiora ed al contrario vogliono dimostrare di essere all’altezza di chi le circonda, non capendo che quelli con cui si confrontano fanno meno della metà di loro. Purtroppo l’idealista ha le fette di salame sugli occhi.

Viviamo in una società dove inevitabilmente bisogna schierarsi. Essere le madri-mogli senza troppe aspettative nel lavoro, o le stronze che vogliono far carriera. Le idealiste che oggi sono in aumento non piacciono molto. Non riescono a far bene uno e l’altro, secondo alcuni, o a stare accanto ai figli. La mia opinione è che fanno bene entrambi, forse anche meglio di quelle schierate in una delle due fazioni.

Dovremmo imparare da molti uomini l’antica arte del delegare.

Io amo mia moglie e i miei figli, dirigo un azienda e ho una famiglia felice. Si, infatti lavori 55 ore a settimana, il venerdì sei al poker e non vedi un saggio di tua figlia se non in dvd il giorno di Natale. Ma sei un bravissimo padre, marito e business man, a tuo dire, e a opinione del mondo che ti circonda.

Perchè? Come si fa? L’antica arte del DELEGARE non è semplice. Richiede fermezza, sfacciataggine e convinzione di fare bene tutto, ma non avere mai abbastanza tempo.

Non sono venuto al saggio tesoro, ma guarda cosa ti ho comprato. Non ho letto le mail, lo ha fatto il mio assistente… Delegare! In amore, nel lavoro, poco cambia.

Donne, impariamo questa parola e facciamoci aiutare invece di giocare a fare wonderwoman e tentare di tenere in equilibrio i birilli. Il circo è sempre in cerca di nuove attrazioni ma far cadere una sfera è una cosa, mandare a rotoli famiglia e lavoro un’altra.

Non è sempre necessario decidere da che parte schierarsi. Si può anche vivere bene da idealiste, l’importante, è trovare qualcuno con cui condividere il nostro pensiero e la nostra vita, non uno spettatore assente e menefreghista, Peter Pan lasciamolo alla Disney.

 

 

Storia di Donne e di Marketing: Brownie Wise l’incredibile Mrs Tupperware

Sfogliando libri e riviste, guardando film e documentari, ma anche ascoltando le storie dei nonni, ci si accorge di quanto i tempi siano cambiati rispetto al secolo scorso: una vera e propria trasformazione. Abitudini, abbigliamento, musica, invenzioni, internet e fatti storici definiscono da sempre i contorni della nostra esistenza.

I tempi cambiano ma alcune brutte abitudini permangono nella mentalità comune. Tra esse la peggiore, quella maggiormente radicata e che oggi sia manifesta nella sua piena ignoranza ed ingiustizia: Donne e Carriera, un connubio spesso deriso, incompreso, disprezzato, non tollerato. Fortunatamente non in tutti i lavori e non in tutte le teste vive questa concezione, ma l’Italia si sà, è sempre un po’ indietro.

In questo marasma di pregiudizi e limiti, dove spesso la donna deve scegliere tra l’essere madre e l’essere manager, resta poco spazio per parlare dei casi di successo. Quelli di donne coraggiose, donne con una famiglia, donne che non hanno abbandonato la propria carriera o addirittura ne hanno intrapresa una, sfidando il pregiudizio di madre poco attenta ai propri figli, donna arrivista o peggio ancora..

Oggi alcune aziende offrono alle donne l’opportunità lavorare ed essere madri, ma nel passato la cosa non solo era malvista ma impossibile. L’angelo del focolare doveva restare a casa a cucinare e badare alla famiglia, era escluso il lavoro e l’indipendenza.

Era il 1937 quando Earl Tupper, un uomo, aveva messo le mani sua grossa quantità di polietilene scartato. Lo studiò, lo mescolò a diversi additivi e ne osservo le reazioni fondendolo. Non aveva odore ed era resistente all’acidità, dunque ottimo per conservare gli alimenti! C’era il brevetto e anche il nome: Tupperware. mancava una cosa: gente disposta a comprarlo.

Brownie Wise, una donna, nello stesso periodo, casalinga, vendeva prodotti a domicilio per un’altra azienda, quando un giorno si è ritrovata tra le mane un Tupperware. L’ambiziosa e determinata casalinga della Florida, colpita dal fatto che il contenitore era ermeticamente chiuso, ne ha capito le potenzialità e la possibilità di successo.

La Wise inizia quindi ad organizzare feste a casa delle casalinghe per le casalinghe! Un’idea geniale ed un modo radicalmente nuovo di vendere! Tupper rimase così colpito dall’audacia di quella donna (erano gli anni 40) e dalle vendite che la nominò vicepresidente della sua società.

 

Brownie Wise fu la prima donna a comparire sulla copertina di Business Week.

 

La solitudine del Pc accesso

Quando ti accorgi che i tuoi colleghi sanno molte più cose della tua giornata rispetto a coloro che ami, ti giustifichi, è normale, cavolo! Ci passi dalle 7 alle 10 ore al giorno.
Quando ti accorgi che anche a casa, al cinema, nei locali, pensi al lavoro, guardi le mail e parli con i tuoi colleghi, ovvio, del lavoro, per i primi tempi credi sia normale. Tu credi, certamente, ma obblighi gli altri a capire la versione del <<è normale, voglio far carriera, devo lavorare!>>.

Così, mentre resti sola con skype e il tuo, o i tuoi account di posta non hai nemmeno il tempo di accorgerti di una infelice realtà. Parli, scrivi, discuti, gestisci vari progetti e lavori ad ogni ora, peccato tu sia rimasta completamente fuori dalla vita vera. Quella parte della tua ormai caotica esistenza fatta di risate, di amici, di amore, di incazzature perchè no. Quella parte di te che inesorabilmente ti sfugge e che non tornerà mai più indietro.

I primi tempi non te ne rendi conto. Salti una cena, che vuoi che sia. poi perdi un compleanno, va beh recuperi l’anno prossimo. Non esci più il venerdì sera con le amiche, ed il sabato sei così stanca che ti addormenti con il portatile sul divano, mentre lui ti guarda tra l’incazzato e il disperato. Mentre tenti disperatamente di sostenere un improbabile castello di carta fatto di fax, appunti, ordini e appunti, la tua storia va a rotoli, i tuoi amici si allontanano e il divertimento, beh è tanto ormai che non vi vedete più.

Il momento migliore resta quello delle scelte: lavoro o amore, lavoro o amici? Già quando lui ti conta le ore che passate insieme, sostenendo siano meno di quelle che passi con i tuoi amici ti viene l’ansia. Quando i tuoi amici ricordano invece l’ultima volta che sei uscita ti girano, il resto… Non ne parliamo!

Ed ora la scelta, o meglio le scelte. Peccato non avere risposte.

Brutta cosa la solitudine, riesco a sentire solo il bzzzz del mio cervello in fumo.

Somebody help me??

Delle volte non sei stupida, ti ci senti e basta.

Oggi, per l’ennesima volta a lavoro, non qualcosa, ma quasi tutto, è andato storto.

Dalla riunione agli sguardi, dal mio pranzo ai clienti. Anche i vestiti che indossavo non andavano. Stretti, in alcuni punti larghi, un po’ tiravano, in altri punti non mi stavano bene. Insomma: un disastro!

Ti ritrovi così a fine giornata, ossia le 19.00 (anche se tu finiresti mooolto prima, TEORICAMENTE), a chiederti se sia tu il problema o il mondo che ti circonda.
Cerchiamo di essere onesti, il mondo è grande e pieno di persone, non sono tutti imbecilli patentati.

Ma nemmeno tu, nonostante ti senta un’inutile particella di nullità vagante, hai sbagliato tutto.

Allora? Che succede?

Non ci sono risposte certe, o per lo meno, valide per tutti i casi.

Resta solido il punto N.1: migliorare!

Il punto N.2: non prendersela troppo per/con gli altri– è ancora in fase di lavorazione…

Il punto N.3 è ancora in gestazione.

A breve la scaletta pubblicata dei vari punti che diverranno il mio Vangelo, pardon, i miei comandamenti.

Consigli per vivere meglio le giornate lavorative? 7 posti ancora liberi!

Lavoro e Dignità possono convivere?

Delle volte ti chiedi cosa si è disposti a fare, dare, patire, ecc. per lavoro.

Sei disposto a fare ore e ore di straordinari senza percepire alcunché?

Sei disposto a ridere a battute stupide?

Sei disposto a fare il lavoro degli altri senza prendertene il merito?

Sei disposto a rinunciare alla vita privata?

 

Esiste un confine tra un buon lavoro nel rispetto di noi stessi e il successo senza dignità né vita?

In questi giorni mi interrogo su questo dilemma ma non trovo risposte se non un continuo mal di testa.  

Troppo lavoro?!

 


Meglio in Corriera o in Carriera??

Nuova nuovissima new entry.
Caso o sfiga per chi mi legge? Bah, ormai nemmeno i marpioni miopi dicono più>.
Eh si, perchè ormai sono una donna in corriera, una di quelle.

Una di quelle povere fesse che dopo anni di studi, stage, lavori per mantenersi, si è laureata, ha trovato lavoro…e ci fa in autobus. Pagare 12,00€ al giorno di parcheggio mi sembrava un po’ esagerato per il mio già triste conto corrente.

Con tacco 12, ovvio. O meglio ancora, prima ballerina o scarpa ginnica e poi cambio veloce.

Non vedo l’ora di conoscere chi come me ha mille dubbi e risate da condividere sul lavoro e sul proprio futuro!

Buona serata a tutti